di Bruno Tommasini
Oggi sabato 25 gennaio è il 5G Global Protest Day. In tutto il mondo e anche in Italia, in diverse piazze, si protesta per far accendere i riflettori su questa tecnologia che sta per entrare nelle nostre vite, forse troppo avventatamente.
Lo Stato italiano ha già incassato 6,5 miliardi dalla vendita delle concessioni per l’uso delle frequenze 5G ai vari Vodafone, Tim, Iliad, ecc. e quindi non sembra molto intenzionato a fermare questo processo.
Perché ci sono persone che si vogliono opporre a questa tecnologia? Fondamentalmente perché non si trova rispettato il principio di precauzione: una tecnologia può essere introdotta quando è provato che sia innocua verso la salute delle persone e dell’ambiente. Nessuno può onestamente prevedere però quali possono essere gli effetti sulla salute di campi elettromagnetici, anche se di bassa intensità, ma presenti costantemente sull’organismo umano.
La tecnologia 5G infatti, garantendo una bassa latenza, vuole essere utilizzata per tutte quelle applicazioni come la guida autonoma, Internet delle cose, ecc. che devono funzionare di continuo. Insomma Internet non ci “lascerebbe mai”, o meglio, saremmo sempre “connessi”. Con il principio di precauzione, l’amianto non sarebbe mai stato introdotto e ora non staremmo a piangere tanti morti, né a spendere tanti soldi per rimuoverlo da ogni parte.
Chi spinge per questa tecnologia sostiene che non si possono mettere troppi freni a questo tipo di sviluppo, mentre i vantaggi sarebbero enormi per il genere umano.
Permettetemi un paragone con quello che può essere stato, nella storia dell’evoluzione dell’essere umano, il momento dell’introduzione della plastica: sicuramente un materiale fantastico, che ha permesso tantissime cose in maniera sicura ed economica sconvolgendo totalmente il nostro mondo. Ora però il nostro stesso mondo è invaso da questa invenzione così preziosa che fa fatica a sparire quando non ci serve più, tanto da entrare oramai addirittura nella nostra catena alimentare.
Lo sviluppo tecnologico è sicuramente utile, non possiamo che ringraziare per i progressi che abbiamo avuto nella medicina, nella possibilità di trasporti, nel rendere confortevoli le nostre case e più leggere le nostre fatiche, ma possiamo provare a pensare, almeno una volta, a cosa possono comportare le nostre scelte? Possiamo ammettere che siamo molto più stressati, distratti e nervosi da quando siamo “connessi”? Che questi mezzi (smartphone, tablet, ecc.) sviluppano sicuramente una forma di dipendenza? Siamo così sicuri che vogliamo andare nella direzione di essere ancora sempre più “connessi”? Non può essere che il sistema economico nel quale viviamo, perché non siamo riusciti a trovarne finora uno migliore, abbia per l’ennesima volta bisogno di crearci un bisogno per poi venderci la soluzione?
I sostenitori della tecnologia 5G dicono che sarà un passo in più verso la sostenibilità ambientale perché sarà richiesta molta meno energia per trasmettere un dato con onde elettromagnetiche. Peccato che aumenterà esponenzialmente la quantità di dati scambiati e il risultato della nostra sostenibilità potete immaginare come sarà: come le nostre auto moderne che inquinano e consumano molto di meno di quelle di 30 anni fa, ma abbiamo molti più problemi di inquinamento perché abbiamo più macchine e percorriamo molti più chilometri.