Note sul comunismo

Risposta a Quanto pensi ci metteranno tutti a capire che quello che c’era in Russia o in Cina non era comunismo? da Ciccio Napolitano https://it.quora.com/Quanto-pensi-ci-metteranno-tutti-a-capire-che-quello-che-cera-in-Russia-o-in-Cina-non-era-comunismo/answer/Ciccio-Napolitano-1?ch=18&oid=367477478&share=9ef2394c&srid=vNXkr&target_type=answer

Quanto pensi ci metteranno tutti a capire che quello che c’era in Russia o in Cina non era comunismo?

Il comunismo é il tempo dedicato alla dimensione comune e sociale.

Pratichi concretamente il comunismo ogni volta che fai sport o ti dedichi alla tua crescita personale e alla crescita degli altri, quando fai volontariato, lavoro in parrocchia, quando ti dedichi ai tuoi cari quando viaggi per svago e fai il turista, quando cioè puoi dedicarti, oltre che al lavoro necessario per produrre il reddito che ti consente di vivere, anche al tempo extra, al tempo condiviso, solidale, comunitario.

Questa è l’unica definizione rigorosa, fondata, filologica, del comunismo secondo Karl Marx.

Nel corso di due secoli, specie in Europa, c’è stato molto comunismo realizzato.

Questa affermazione é evidentemente fondata sol che si consideri che questo stile di vita, quando Marx era in vita era appannaggio solo delle persone molto ricche. Tutti gli altri, cioè i trisavoli della quasi totalità delle persone che stanno leggendo, per mangiare doveva lavorare dall’età di sette -otto anni per sei sette giorni a settimana, per 10–12 ore al giorno, finché non moriva di malattie e di stenti. Marx voleva liberare le persone dal lavoro salariato, da quel lavoro salariato confidando nella capacità del sistema produttivo industriale implementato dalla borghesia grazie al capitalismo (si, proprio dalla classe borghese e dal capitalismo di cui Marx era un estimatore), il comunismo é ottenuto mediante la proprietà comune dei mezzi di produzione. La proprietà comune non è la proprietà di Stato.

  • ‘Nella società comunista, in cui ciascuno non ha una sfera di attività esclusiva ma può perfezionarsi in qualsiasi ramo a piacere, la società regola la produzione generale e appunto in tal modo mi rende possibile di fare oggi questa cosa, domani quell’altra, la mattina andare a caccia, il pomeriggio pescare, la sera allevare il bestiame, dopo pranzo criticare, cosí come mi vien voglia; senza diventare né cacciatore, né pescatore, né pastore, né critico‘.

K. Marx-F. Engels, L’ideologia tedesca, Editori Riuniti, Roma, 1972, pag. 24

7

Marx ha scritto tutto, ma proprio tutto, in funzione di questi temi.

I modelli di produzione costituiscono la struttura che conforma la società in un dato momento storico e la Storia stessa. Non sono tanto le guerre a fare la Storia, ma le trasformazioni dei modelli produttivi che generano la Storia.
I rapporti economici costituiscono la struttura da cui dipendono (sovrastruttura) le relazioni culturali, ideali, religiose, sociali. A ogni passaggio paradigmatico (dalla rivoluzione del neolitico, all’età del bronzo e poi a quella del ferro, alle economie di guerra e schiavistiche, al mercantilismo, fino alla nascita della manifattura della fabbrica moderna), corrispondono forme politiche, valori morali e religiosi, organizzazioni sociali, classi sociali, modelli culturali ed estetici conseguenti.

Il modello d produzione industriale genera il lavoro salariato e la classe sociale dei salariati della fabbrica, che entrano in competizione/conflitto con la classe, altrettanto nuova dei capitalisti.

L’obiettivo delle classi padronali é quella di ottenere il massimo tempo di lavoro con la minima retribuzione. Per ottenere questi obiettivi puntano alla contrattazione individuale. Mentre quella dei lavoratori è quella di ottenere retribuzioni più alte, riduzione dell’orario di lavoro, ruolo sociale dei lavoratori come singoli e come classe sociale unità. Per ottenere questi obiettivi puntano alla organizzazione di classe (partiti operai e organizzazioni sindacali) e alla contrattazione collettiva.
Il capitalismo tende a generare processi di superamento della forma dello Stato Nazione con la creazione del capitalismo finanziario che distrugge la classe degli industriali capitalisti generati dalla manifattura della fase dello Stato Nazione. .

Grazie per la richiesta!

Io non so in quale maniera tu idealizzi il comunismo, ma per quello che mi riguarda l’Unione Sovietica e la Cina Popolare erano assolutamente due sistemi comunisti.

Ti faccio un esempio per chiarire il concetto. Nella ex Unione Sovietica come da dettami di Karl Marx era vietato possedere mezzi di produzione. In agricoltura in particolare nessuno poteva avere la proprietà dei terreni agricoli. Una parte della terra coltivata apparteneva direttamente allo Stato attraverso i Sovchoz, le grandi aziende statali dell’economia pianificata, e chi ci lavorava era un salariato statale. Il restante dei terreni agricoli era proprietà dei Kolchoz, cioè cooperative agricole. Ai contadini di questi ultimi era tuttavia permesso coltivare in proprio il terreno prospiciente la propria abitazione, fino ad un massimo di 4.000 metri quadrati. Per darti dei termini di paragone, l’azienda agricola media in Italia ha oggi una dimensione di circa 84.000 mq, e ai tempi degli zar si pensava che meno di 55.000 mq fossero insufficienti al sostentamento di una famiglia. Si trattava quindi di superfici piuttosto contenute. I contadini potevano utilizzare i prodotti di quei terreni (che avevano in uso, ma appartenevano al Kolchoz) per uso personale, ma anche venderli al mercato.

Tutto ciò era nato ai tempi di Lenin. Il primo leader del neonato Stato sovietico infatti aveva cercato inizialmente di pianificare completamente l’agricoltura russa. Tuttavia i 5 milioni di morti per fame e le 200 mila persone fucilate per sedare le rivolte sembrarono troppi pure a lui. Per questo col NEP vennero assegnati ai kolchoz circa l’80% dei terreni, e fu creato quel piccolo pertugio all’iniziativa agricola privata. Tramite essi meno del 7% dei terreni agricoli erano gestiti privatamente ma producevano circa la metà della produzione agricola sovietica: tanto bastò a salvare milioni di persone dalla fame.

Lo Stato sovietico tuttavia predilesse sempre i sovchoz, che negli anni presero sempre più spazio nei confronti dei kolchoz. Quando i primi superarono i secondi, nei primi anni ’60, e i terreni gestiti dai privati scesero sotto al 5%, l’Unione Sovietica perse l’autonomia alimentare e cominciò a importare grano dagli USA pagandolo in oro (il rublo era carta straccia). Oro che si procurava vendendo AK-47 e altre armi agli stati sudditi in giro per il mondo. Così altri morivano al posto dei contadini russi. Negli ultimi decenni meno del 3% dei terreni produceva ancora oltre il 25% del cibo sovietico. Nella sua storia, i pochi terreni a gestione privata produssero a parità di superficie mediamente 9 volte di più di quelli gestiti dalle cooperative e 19 volte di più delle imprese statali pianificate.

Ora, io non so se tu consideri più comunisti i kolchoz o i sovchoz: entrambi in ogni caso erano mezzi di produzione collettivi. Tuttavia, tutti i dati e i fatti che ti ho qui riportato dimostrano inequivocabilmente due cose.

Primo, la collettivizzazione delle aziende agricole creò fame e rivolte, e fu per controllare questo che lo Stato sovietico dovette usare la violenza e la tirannia. In altre parole, il fallimento economico del comunismo ne ha provocato la degenerazione antidemocratica, non il contrario. E questo nonostante l’economia sovietica fosse ben più florida di quanto non sia mai stata quella maoista o quella cubana (per dirne due).

Secondo, anche l’esperienza dell’agricoltura sovietica dimostra che Adam Smith aveva ragione: “Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dalla cura che essi hanno per il proprio interesse”. E non era il comunismo a sfamare i russi, ma il legittimo interesse di una fortunata minoranza di contadini sovietici.

EDIT.

Mi è stato chiesto di aggiungere qualche riferimento ai fatti da me citati. E’ tutto facilmente riscontrabile in qualsiasi buon testo di storia contemporanea. Addirittura molte cose me le ricordavo dal mio libro di scuola del Liceo (che frequentai verso la fine della Guerra Fredda). Metterò qui un po’ di riferimenti a Wikipedia dove trovare le notizie.

Sui sovchoz

Sovchoz – Wikipedia

Sui kolchoz la voce in Inglese è molto più dettagliata di quella in Italiano, dove si trovano anche i dati sulla produttività dei kolchoz, sovchoz e dei terreni gestiti privatamente.

Kolkhoz – Wikipedia

Sulla Fame del 1920–22 e il passaggio al NEP (Nuova Politica Economica) consiglio nuovamente le voci in Inglese, assolutamente più approfondite di quelle italiane.

Vladimir Lenin – Wikipedia

New Economic Policy – Wikipedia

Rispondi

Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.