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Annegare il debito pubblico in una gigantesca inflazione e’ stato sempre il sogno delle nazioni indebitate e storicamente e’ anche successo. Nei secoli scorsi l’Inghilterra e la Germania ad esempio hanno ripagato in questo modo molti dei loro debiti di guerra. Ma detto questo proverei a fare a tua mamma questa domanda: “Se l’oro ed i diamanti si potessero trovare come i sassi nel greto di un torrente avrebbero il valore che hanno?“. La risposta piu’ logica sarebbe:“Evidentemente no!”. E perche’? potrebbe obbiettare. Perche’ e’ la rarita’ di un bene che ne determina il suo valore. Nemmeno la moneta circolante (quella che abbiamo nel portafogli) sfugge a questa regola. Il valore della moneta e’ pari all’equivalente del suo corrispettivo in oro che le Banche Centrali detengono. L’oro e’ un metallo molto molto raro in natura e percio’ il suo valore e’ alto. Potremmo andare a cercarlo sulle Kilonove che sono delle stelle a neutroni ossia cio’ che rimane dopo un’esplosione di una supernova. Nel 2017 alcuni astrofisici scoprirono che ne esistono quantita’ enormi ma per adesso tutto questo e’ fuori dalla nostra portata. Percio’ se le Banche Centrali di uno stato sovrano stampano e mettono in circolo molta piu’ moneta di quella che e’ necessaria alla fine le cose da comprare costeranno sempre di piu’ creando quello che in economia si chiama inflazione. All’epoca della Repubblica di Weimar ad esempio l’inflazione raggiunse il 662,6% annuo aumentando sempre di piu’ al punto che per comprare il pane bisognava portarsi dietro valige piene di banconote. Ma al di la’ di questo caso limite e’ altrettanto vero che l’inflazione non colpisce allo stesso modo i vari soggetti economici. Certamente penalizzati sarebbero i lavoratori dipendenti ed i pensionati che vedrebbero poco alla volta eroso il loro potere d’acquisto. I commercianti ed i liberi professionisti al contrario potrebbero aumentare il prezzo delle cose che vendono o delle loro parcelle e se esportano quello che producono ne avrebbero un vantaggio perche’ gli acquirenti stranieri sarebbero avvantaggiati dal cambio tra le monete. Questo sarebbe un ulteriore danno per i consumatori perche’ per quelle aziende l’incentivo a migliorare i loro prodotti o a ridurre i costi per essere competitivi perderebbe ogni valore. La stabilita’ monetria di cui godiamo dopo aver aderito alla moneta unica europea (euro) ha permesso al nostro paese di sconfiggere l’inflazione portandola dal 21% del 1981 alla media europea di questi anni inferiore all’1%. Questo permette di avere una spesa per interessi irrisoria per chi contrae un mutuo o deve ripagare un prestito. Queste cose bisogna spiegarle con forza a quegli sprovveduti che si lasciano sedurre dalle idee di abbandonare l’euro propagandate dalla destra populista del nostro paese. Se tornassimo alla “liretta” lo stato disastrato dei nostri conti pubblici ne determinerebbe una svalutazione che secondo alcuni sarebbe dell’ordine del 30-50% rispetto all’euro. Ovviamente i prestiti ed i mutui contratti in euro andrebbero restituiti in quella valuta ed i risparmi degli Italiani sarebbero dimezzati di valore. Sarebbe in ultima analisi come una gigantesca patrimoniale che una destra irresponsabile finirebbe per infliggere a tutti gli italiani per il suo atteggiamento sovranista ed anti europeista. Paradossalmente quella stessa destra che vede come fumo negli occhi la patrimoniale proposta a carico di quelli ricchi per rendere sostenibile l’enorme debito pubblico che ci impedisce di crescere.

Tornare alla lira?