Anni 70, usi e costumi

COSTUMI E SOCIETA’

  • Si fumava, ovunque, tantissimo. Nei bar, nei ristoranti e al cinema, ma anche in macchina, con bambini presenti o nell’ascensore con altre persone. Era ASSOLUTAMENTE normale.
  • Era normale essere poveri. Non che tutti fossero poveri, ma era assolutamente normale conoscere famiglie di 5 persone, che vivevano in alloggi di 2 camere con bagno sul ballatoio. I genitori e il figlio più piccolo dormivano in una camera e gli altri in cucina con un divano letto aperto per la notte. In tanti vivevano così, in modo onesto e con dignità.
  • Erano molto frequenti scioperi e manifestazioni. E se vedevi una manifestazione, era meglio allontanarsi velocementeperchè molto facilmente da lì a poco sarebbe finita a lacrimogeni e sassaiola, se non peggio. Il livello di scontro politico era altissimo e anche le manifestazioni più pacifiche potevano facilmente degenerare.
  • C’era un’inflazione inconcepibile per noi oggi (in alcuni anni superiore al 24% ), quindi la gente, se riusciva a risparmiare qualcosa, cercava di non tenere i soldi in banca, visto che venivano costantemente erosi. Per questa ragione nasce il boom dell’acquisto delle case e dei BOT-CCT.
  • Era comunissimo trovare siringhe usate per strada, in piazza e nei giardini, e le piazze e i giardini, la sera erano spesso dei posti da evitare. La diffusione delle droghe pesanti era enorme, fino alla fine degli anni ’80, in una grande città era quasi inevitabile incrociare tossicodipendenti in cerca di qualche spicciolo, o schiantati a terra in overdose. Specialmente nei giardini pubblici o in prossimità della stazione. Praticamente tutti conoscevano il figlio di amici o parenti che aveva problemi con l’eroina, in molti hanno avuto un lutto a causa della droga.
  • TUTTI e sottolineo TUTTI leggevano almeno un giornale, anche chi era meno benestante raramente rinunciava ad acquistare un quotidiano al mattino andando a lavoro. Chi proprio non poteva permetterselo, lo leggeva al bar prendendo il caffè, ma era inconcepibile che un adulto non si informasse leggendo almeno un quotidiano. Il Corriere della Sera, il quotidiano più venuto, superava le 800.000 copie di tiratura, ma tutti gli altri maggiori quotidiani “nazionali”, erano stabilmente sopra le 400.000 copie. Anche un giornale “di nicchia” come L’Unità, l’organo del PCI, si attestava a circa 250.000 copie vendute al giorno!

CITTA’ E TRASPORTI

  • Le automobili potavano circolare liberamente quasi ovunque e la maggior parte delle piazze, anche fra quelle di enorme valore artistico o storico, erano trasformate in parcheggi a cielo aperto. Per questa ragione tutti i palazzi e monumenti mostravano una patina di smog perenne, che rendeva il grigio il colore predominante in tutte le grandi città.
  • Giravano un sacco di automobili in pessime condizioni, con un fumo nero e denso che usciva dallo scappamento e/o gomme completamente lisce, freni che fischiavano per il consumo delle pastiglie, frecce e luci in disordine etc. Non c’era la revisione obbligatoria, quindi tante persone andavano avanti senza fare manutenzione all’auto, fin quando non cadeva letteralmente a pezzi.
  • Pochissimi usavano il casco in moto. Non era obbligatorio, pochissimi lo usavano in generale, praticamente nessuno d’estate.
  • Nessuno usava la cintura di sicurezza. La maggior parte delle macchine nemmeno le aveva installate.
  • Pochissimi rispettavano le strisce pedonali. Attraversare sulle strisce era pericoloso esattamente come attraversare in qualunque altro punto della strada.
  • Era comune gettare le cartacce per strada, o svuotare il posacenere dal finestrino della macchina. Non che tutti lo facessero, ma era normalissimo vederlo fare.

COMMERCIO

  • La domenica TUTTI i negozi e supermercati erano chiusi. Le famiglie si organizzavano facendo una spesa più grande il sabato e, nel caso mancasse qualcosa, tipo il pane, il burro, zucchero o le uova, era normale chiedere ai vicini di casa se ne avevano in avanzo da prestare. Lo stesso per le sigarette: tipicamente l’unico tabaccaio aperto anche la domenica era quello della stazione, e nemmeno sempre. Dai noi l’eccezione era Cocciola.
  • C’erano negozi estremamente specializzati in ogni settore merceologico: c’erano negozi vendevano solo guanti, negozi che vendevano solo cappelli, ma anche cose più di nicchia, come negozi che vendevano solo burro e uova. Il latte lo trovavi solo in latteria. C’erano tantissime cartolerie, librerie e negozi di dischi.
  • Esistevano piccole botteghe dedicate esclusivamente al gioco del lotto: il lotto non era gestito da bar o tabaccai come oggi, ma da piccole ricevitorie con personale “altamente specializzato”; in grado di dare consigli su cosa giocare in base ai sogni o ai numeri ritardatari. All’avvicinarsi del termine ultimo per fare le giocate (non ricordo se venerdì sera o sabato mattina) si formavano lunghe code, soprattutto se c’era un numero particolarmente ritardatario o c’era stato un importante avvenimento da cui trarre auspici. Non so se in altre città esistano ancora, ma a Torino non vedo più ricevitorie da almeno 35–40 anni.
  • La maggior parte degli acquisti venivano fatti, quotidianamente, nelle botteghe del quartiere. Spesso si comprava a credito e si saldava il conto a fine mese, all’arrivo dello stipendio. I supermercati erano pochi, erano solo nelle grandi città e non esistevano i centri commerciali.
  • C’erano tantissimi cinema a luci rosse: gran parte delle sale di seconda e terza visione si convertirono al cinema porno, che era diventato un business enorme. Non era raro che fuori dai cinema porno ci fosse la file per entrare e, almeno nelle sale più chic o in caso di titoli particolarmente celebri, il pubblico fosse formato anche da coppie, curiose di quella novità. Questo continuò fino all’avvento delle videoteche, a inizio anni ’80.

VITA DOMESTICA

  • Quasi tutte le case avevano la tappezzeria, anziché i muri a vista: c’era l’idea che la tappezzeria fosse più semplice da lavare e si potesse anche applicare su muri non perfettamente rasati. Per risparmiare, spesso la nuova tappezzeria veniva applicata sulla vecchia.
  • Tipicamente in casa c’era un solo televisore da cui tutta la famiglia, la sera, guardava lo stesso programma (c’erano solo 2 programmi TV). Chi non era interessato, leggeva o, se la casa era abbastanza grande, ascoltava la radio. Le trasmissioni TV finivano alle 23.30 e riprendevano in tarda mattinata. Al pomeriggio i programmi erano sospesi fino alle 17 (quando iniziava la TV dei ragazzi) per non distrarre i bambini dai compiti.
  • Si trasmetteva pochissimo calcio in televisione, ma era sempre gratis. Le uniche partite di calcio tramesse in TV erano (alcune) delle coppe europee e della coppa Italia. Per vedere immagini delle partite di campionato bisognava aspettare 90° Minuto o, per avere servizi un po’ più ricchi, la domenica sportiva alla sera. Al tardo pomeriggio della domenica inoltre veniva trasmessa la sintesi di circa 40′ della partita più importante della giornata. L’unico modo per seguire in diretta una partita senza andare allo stadio era armarsi di tanta fantasia e ascoltare la radiocronaca su Tutto il Calcio minuto per minuto sulla RAI o su una delle radio private che iniziavano, appunto, a trasmettere le dirette integrali dallo stadio.
  • Ovviamente non esistevano i cellulari. Quasi tutti avevano il telefono fisso domestico, ma bisognava sperare che la persona che si cercava fosse in casa. Esistevano, ma erano poco diffuse e costosissime, le segreterie telefoniche. In compenso c’erano tantissimi telefoni pubblici, sia in cabine per la strada, sia nei bar. Funzionavano con i gettoni telefonici, anziché con le monete. Nonostante l’assenza di cellulari, le persone riuscivano a incontrarsi lo stesso: ci si dava un appuntamento qualche giorno prima a una data ora e in un dato luogo, senza sentire la necessità di chiamare o messaggiare compulsivamente ogni 5 minuti per dare conferma. Ai millennials sembrerà incredibile, ma funzionava anche per gli appuntamenti galanti.
  • La maggior parte delle donne, una volta sposata e diventata madre smetteva di lavorare per occuparsi dei figli. La famiglia quindi dipendeva totalmente dal reddito del marito.