La folla è straordinariamente influenzabile e credula, manca di senso critico, niente per essa è inverosimile. Pensa per immagini che si richiamano le une alle altre per associazione, come negli stati in cui l’individuo dà libero corso alla propria immaginazione, senza che un’istanza razionale intervenga a giudicare sul grado della loro conformità alla realtà. I sentimenti della folla sono sempre molto semplici e molto esaltati. Essa non conosce né il dubbio né l’incertezza15.
La folla giunge subito agli estremi. Un accenno di sospetto si trasforma immediatamente in indiscutibile evidenza. Una semplice antipatia… diviene subito odio feroce16. Portata a tutti gli eccessi, la folla è influenzata solo da eccitazioni esasperate. Chiunque voglia agire su di essa, non ha bisogno di dare ai propri argomenti un carattere logico: deve presentare immagini dai colori più stridenti, esagerare, ripetere incessantemente la stessa cosa. Non avendo nessun dubbio su ciò che essa crede verità o errore, e con la chiara nozione della propria forza, la massa è tanto obbediente all’autorità quanto intollerante… Sente il prestigio della forza, ed è scarsamente impressionata dalla bontà, considerata una forma di debolezza.
Dai suoi eroi la folla esige la forza, persino la violenza. Vuole essere dominata e soggiogata e temere il suo padrone… Infatti la folla ha un irriducibile istinto conservatore e, come tutti i primitivi, un orrore inconscio per ogni innovazione o progresso e un illimitato rispetto per la tradizione. Se ci si vuol fare un’idea esatta della moralità delle folle, si deve considerare il fatto che negli individui riuniti in esse sono scomparse tutte le inibizioni individuali, mentre gli istinti crudeli, animaleschi, distruttori, residui delle epoche primitive, che giacciono nel fondo di ciascuno, si ridestano e cercano la propria soddisfazione.
(Sigmund Freud, Psicologia delle masse e analisi dell’Io, 1921)